STILE ORIENTALE: ATTENZIONE AL MORSO DEL DRAGONE!

Il vento soffia da est: Cina, Giappone, Corea e dintorni sembrano essere il mood di ispirazione dell’Autunno-Inverno. E così spopola lo stile orientale, quello che si rifà agli abiti tradizionali. Tra seta, dragoni e kimono di ogni genere, il rischio è come sempre strafare.

Ciò che è esotico affascina e quasi sempre conquista. Se poi parliamo di moda, inutile specificare che l’appeal è addirittura maggiore. La stagione fredda è ormai arrivata, ma quest’anno, oltre ai soliti piumini e cappotti, è lo stile orientale a dominare le passerelle e presto anche i nostri guardaroba.

Un trend non certo nuovo, diciamo che è uno dei grandi ritorni. Camicie in seta con colletto alla coreana, stampe che rievocano le atmosfere del Sol Levante, make-up e acconciature da geisha. Tutto molto bello, ma attenzione a non cadere nel ridicolo.

Si parla di un look particolare e sicuramente complicato sia da abbinare sia da portare, eccedere non è difficile e il confine tra glamour e manga è molto sottile. Lo stile orientale è rigoroso e austero, quasi misterioso, basti pensare agli abiti minimal con ampie maniche di raso, o alle grafiche effetto fiore di ciliegio o porcellana cinese. Il blu dei kimono e le tonalità pastello a contrasto con colori forti e decisi come rosso e oro. State già sognando? Svegliatevi, perché la realtà può trasformarsi in un incubo.

La moda è contagiosa e purtroppo a volte ‘infetta’ anche chi proprio non sa trovare il giusto equilibrio. Non sorprendetevi di trovare in giro persone vestite da samurai o da eroine dei cartoni animati. Potreste perfino imbattervi in chi, a corto di un kimono, decide di improvvisare un outfit con l’accappatoio da piscina.

Alternativa molto probabile è vedere qualcuno che indossa perfino il completo acquistato per frequentare il corso di karate. Ecco, questi sono i modi più semplici per ottenere la cintura nera di cattivo gusto.

Un altro errore (oppure orrore?) è sfociare nel pacchianesimo. Chi di dragone ferisce, di dragone perisce. Indossare vistose casacche in poliestere con fantasie barocche e simil orient-oriented, conferirà al vostro tentativo di stile orientale un tocco talmente cheap da far perdere la pazienza perfino al più mite dei monaci tibetani.

Attenzione anche al make-up: a meno che non vi stiate preparando per un party a tema, evitate assolutamente l’effetto marmoreo in viso. Tentare di rendere la pelle eccessivamente chiara e utilizzare l’eyeliner come non ci fosse un domani, vi trasformerà in una maschera kabuki, un tipo di rappresentazione teatrale tipica nipponica.

Le regole per seguire questa tendenza alla perfezione e risultare straordinariamente raffinate sono precise ed essenziali. Ricordate che, qualora aveste un dubbio su come creare l’outfit corretto è sempre meglio chiedere a chi ne sa più di voi. Perché un proverbio giapponese dice che Domandare è la vergogna di un attimo, non domandare è la vergogna di tutta la vita.

credits

Ph Alex Dani

coat By Hale

     

BUY LIKES AND FOLLOWERS IS THE NEW BLACK

Oggi parliamo di un argomento che scotta. Likes e followers comprati a pochi dollari.

Di la verità ti sei messo a ridere? Non ho mica scoperto l’acqua calda. Già. Non so se l’argomento fa più ridere o piangere (leggi  riflettere). Sì perché qui tanti sanno, nessuno parla. Stiamo generando una nuova specie che categorizzerei “i nuovi omertosi dei social network”.

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FASHION WEEK

Una cosa chiamata Fashion week. Si, che ormai neanche il nome è più coerente con se stesso. Fashion Week, una brutta bestia a volte che può farvi venire i nervi a crepa pelle per svariati motivi… Fashion Week , quella settimana (or neanche più una settimana) in cui “Oddddddio devo esserci se no sono out” (ma de che?).

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Il rossetto

Nel 2800 a.c nella tomba della sacerdotessa Shubad, sovrana della città sumera di Ur, venne ritrovato un vasetto con all’interno una pasta fatta di polvere rossa, essenza di rosa ed olio di sesamo, che lei utilizzava per colorarsi le labbra. Si dice che lo portasse sempre con se, all’interno di una scatola di madreperla e filigrana d’oro, con una sorta di cucchiaino per applicarlo.

Cleopatra utilizzava pigmenti ricavati da coleotteri o dalle formiche per ottenere la colorazione nera, con cui metteva in evidenza occhi e labbra.

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I can see you

La vita dopo facebook&Co

(ph from Pinterest)

La vita D.F.

OVVERO : La vita dopo facebook&Co

Vi ricordate quando c’erano quelle fantastiche (ma neanche troppo) abbreviazioni dei cellulari per scrivere messaggi SMS ai vostri amici che sembravano più formule matematiche che messaggi? Quando ancora non si chiamavano “followers”, quando i touch screen (o schermo tattile per essere meno English mood) era roba da fantascienza, quando ancora la parola Whatsapp molto probabilmente sarebbe suonata come “Ciao amico cosa succede?”. Quei tempi in cui ci preoccupavamo di scrivere i bigliettini “segreti” da passare sottobanco ai nostri compagni di classe durante la pallosa-odiosa lezione di fisica (e tante altre lezioni ) che ancora oggi mi chiedo che diavole me ne farò di quelle formule? Le devo usare per creare nuove miscele fai da te per la lavatrice sfidando i super poteri di Vanish & Co, mah, non ho mica capito eh?! Quando ancora non ci preoccupavamo di aggiornare lo stato di facebook e “scrollare” la bacheca di instagram per vedere cosa è successo durante le nostre ore di letargo, tempi in cui la nostra pazienza non sarebbe stata facilmente minacciata da due virgolette del cavolo nella speranza che diventassero blu ( whatsapp #appunto!) e, tenetevi forte, quando non ci si doveva preoccupare di scaricare l’app che sta scalando le classifiche tra le più scaricate del momento: periscope. Quei tempi da categorizzare come:

“scrivo in italiano modernizzato e tecnologico, quasi dislessico e scorretto” che ora si tramuterebbe in “ scrivevi in italiano vintage e ora sei fuori moda, aggiornati!”

Da quei tempi ad oggi un po’ di cose sono cambiate. A dirla tutta, un BEL PO’.
L’altro giorno mi stavo aggiornando sulla vita facebookiana tanto per fare l’alternativa no!?e tra status , foto , video ,e pagine sponsorizzate mi sono imbattuta nella pagina di Fendi (anch’essa sponsorizzata chiaro!) e lessi :

“ digital boutique”

E qui l’ironica vocina interiore mi ha fatto pensare , cheveparevabruttochiamarla e-commerce o e-shop? Ormai non parlano d’altro. Anche Google sta lavorando sulla questione e-commerce grazie al primo fashion trend report negli Usa. Sta analizzando ciò che fa tendenza (i trend per dirla alla fashion blogger) ciò che potrebbe essere maggiormente vendibile su internet i più appetibili insomma. Big G, come piace chiamarlo a me neanche fosse mio fratello, sta lavorando con importanti aziende di moda come appunto Calvin Klein, per aiutarlo (poverino!), a capire i prodotti maggiormente ricercati. Per la serie : ti dico io cosa vendere su internet. Il suo obbiettivo? Diventare un player importante nel settore dell’e-commerce e della moda ovviamente perchè forse come motore di ricerca e come piattaforma di advertising non basta più…?

Anche Net a Porter si mobilita su questo trend , dal 13 Maggio infatti ,è scaricabile da Itunes The Net Set, un portale a metà tra socialnetwork e e-shopping. I followers non saranno più gli stessi, o meglio, non saranno più chiamati così ma “admirer”. Gli ammiratori.

E come direbbe Pucci (non lo stilista Emilio Pucci) ma quello di Zelig
E’ cambiato tutto!

CONCLUSIONE :
Se ci metteremo in massa a cercare su google ,o chi per esso, “ciabatte da nonna Pina” non meravigliatevi del fatto che la stagione successiva saranno allegramente indossate dalle modelle durante le fashion week. Successivamente nei negozi (e-commerce , e-shop, digital boutique e compagnia bella) per finire poi nel nostro armadio! Io vi ho avvisate eh!