Prima di iniziare a scrivere questo articolo mi sono interrogata a lungo sulla parola-chiave da utilizzare. Ammetto che mi sono trovata in difficoltà perché qualunque idea mi balenasse in mente, era inevitabilmente un ossimoro. Contraddizione dopo contraddizione ho deciso di cedere a quella che in fondo è ahimè una realtà, ovvero lavorare gratis. Ecco la mia parola chiave! Avrei potuto scegliere volontariato ma non sarebbe stato lo stesso.
«Ma ti pagano?» Mi trovo a dover rispondere a questa domanda diverse volte a settimana. Scrivo, ho deciso di provare a vivere di quello che non definirei un talento ma un’attitudine, una passione. Eppure per molte persone è qualcosa di strano che io percepisca del denaro per la mia professione. Se ci pensiamo un attimo, perché non dovrei? Se chiamo un elettricista per un guasto nessuno metterebbe in dubbio il fatto che costui vada retribuito. Ma nella Repubblica degli stagisti, dei precari e dei tuttofare, l’essere tenuti a lavorare gratis è un must have che non passa mai di moda.