INSTAGRAMMER: CREDIBILITÀ O RIDICOLO NARCISISMO?

Social, web, marketing e il mondo digitale continua a evolversi senza sosta. Nascono inevitabilmente nuove professioni, mestieri che fino a qualche anno fa erano inesistenti e forse nemmeno pensabili. Il 2017 ha sancito il boom dei cosiddetti instagrammer. Chi sono?

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… Non ho trovato modo migliore per iniziare questo articolo, se non citando Blade Runner. Perché è così, sui social ho visto davvero cose che non potreste immaginare. La creatività degli instagrammer non conosce limiti. Sono i figli di Instagram, ovvero quegli influencer il cui lavoro consiste nel pubblicare le loro fotografie più o meno spontanee per conto di brand e aziende di vario tipo. Fino a qui tutto normale, del resto mai nessuno si è formalizzato davanti alle pubblicità supportate dai testimonial più quotati, anche quando erano al limite del verosimile. Ma se guardare George Clooney che baratta le sue scarpe per una tazza di Nespresso mi risulta ancora tollerabile, meno accettabile è un instagrammer qualunque che pretende di far passare per naturale l’utilizzo di uno shampoo su una spiaggia tropicale con tanto di espressione orgasmica.

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OMAGGI AGLI INFLUENCER: QUANDO SPACCHETTARE DIVENTA SOCIAL

Pacchi, pacchetti e pacchettini…e non è ancora Natale! Eppure sembra già ora di scartare i regali, almeno per alcuni prescelti. Gli omaggi agli influencer per mano degli uffici stampa di brand più o meno quotati si sprecano, e gli instagrammer non perdono tempo a postare il fatidico momento dello spacchettamento nelle loro IG Stories.

Un tempo era il segreto di Pulcinella: un tabù di cui tutti erano a conoscenza. Stiamo parlando degli omaggi agli influencer, quei cadeau che le aziende decidono di fare a scopo promozionale per capirci. Nessun dubbio sul fatto che fossero gli uffici stampa a inviare questi pensierini, ma quando la verità viene sbattuta in faccia è come scoprire che Babbo Natale non esiste, e parlando di regali direi che cade a pennello.

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HASHTAG: PIOGGIA DI # E ALTRE PERTURBAZIONI

Prima Twitter, poi Instagram e dopo ancora Facebook: ed è subito hashtag. Nati con il fine di poter raggruppare i post relativi a un determinato argomento e facilitare così le interazioni sui social, sono diventati un trend dal quale forse, ci si è lasciati prendere un po’ la mano.

Fabri Fibra e i Thegiornalisti cantano “Gli adulti che si fanno selfie in crisi, non trovano parole neanche per gli hashtag ” e, mi sento di aggiungere, MENO MALE. Perché di cancelletti messi a sproposito se ne vedono fin troppi.

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INSTAGRAM STORIES: FINESTRE DI FELICITÀ

Ventiquattro ore. Video, foto, boomerang: frammenti di vita estemporanei. Instagram Stories, funzione che il celebre social network ha copiato al meno fortunato Snapchat, non è altro che un modo per rispondere alla classica domanda Cosa stai facendo?

Perché limitarsi alle parole quando si può raccontare la propria vita attraverso le immagini? E soprattutto perché non dare, anche ai momenti più ordinari, un tocco di colore? Condividere foto e pensieri sui social sembrava un punto d’arrivo, ma Instagram Stories ha cambiato qualcosa. Ventiquattro ore la durata dei contenuti online, piccoli pezzi di vita privata regalati ai propri follower. Banalità? Mai! Se un amico ti telefonasse mentre prendi il sole in spiaggia, probabilmente ti limiteresti a dirgli che ti stai arrostendo sulla sabbia. Ma se posti una storia su Instagram Stories, è tutta un’altra musica. Anche le attività più noiose possono essere vendute come esilaranti momenti di divertimento. Aggiungi un filtro, un paio di hashtag, qualche adesivo fancy, una geolocalizzazione cool e il gioco e fatto.

A volte esistere sui social è più facile che sopravvivere nella giungla della realtà. E le Stories in fondo non sono altro che una finestra dalla quale, in pochi secondi, hai

la possibilità di mostrare all’esterno ciò che vuoi raccontare di te.

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BUY LIKES AND FOLLOWERS IS THE NEW BLACK

Oggi parliamo di un argomento che scotta. Likes e followers comprati a pochi dollari.

Di la verità ti sei messo a ridere? Non ho mica scoperto l’acqua calda. Già. Non so se l’argomento fa più ridere o piangere (leggi  riflettere). Sì perché qui tanti sanno, nessuno parla. Stiamo generando una nuova specie che categorizzerei “i nuovi omertosi dei social network”.

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CHANEL A ROMA , LA SFILATA-EVENTO TANTO ATTESA #ParisinRome

CHANEL A ROMA 

EVENTO : sfilata

COLLEZIONE : Métiers d’art 2015/16

DESIGNER : Karl Lagerfeld

DATA : 01 Dicembre 2015

LUOGO : Roma – Cinecittà – Studio n.5

ORA : 18.30

HASHTAG : #ParisinRome

Chanel teatro 5 cinecittà sfilata Dicembre 2015

Teatro 5 sfilata Métiers d’art 2015/16 di Chanel

Ecco la sfilata tanto attesa della collezione Métiers d’art 2015/16 di Chanel .  Sarebbe stato bello vivere tutto di persona mah ahimè gli inviti erano riservati “alla casta”. Mi sono servita di twitter e instagram, e ovviamente gli l’hashtag, “come una vera sfigata insider “,per ricomporre gli istanti salienti di una delle sfilate-evento più attese. Un primo dicembre mica male per gli ospiti di Chanel che hanno soggiornato, per la maggior parte, all’Hotel de Russie accolti da un profumato bouquet di rose bianche e camelia (e forse qualche altra specie di fiore a me sconosciuta). Questo è stato solo l’inizio con l’arrivo a Roma. Per deliziare i palati di ospiti poco/perniente affamati sono stati presi per la gola con Chanel’s welcome dinner al ristorante Pierluigi. Insomma gli ospiti bisogna saperli trattare , e trattare bene ,  per fargli vivere una LUXURY EXPERIENCE indimenticabile, instagrammabile, tweetabile e rintracciabile da qualsiasi social network. Perché in fondo stiamo parlando di marketing ,no?

ParisinRome-ph-Vogue-Australia-Instagram-Rome-guidebook-by-Chanel

#ParisinRome ph Vogue Australia via Instagram Rome guidebook by Chanel

CHANEL A ROMA #ParisinRome

E non è finita qui, siamo solo all’antipasto…ops! Oltre all’invito, al bouquet total white, cosa non può mancare? Una guida per visitare i luoghi di Roma, ribattezzata Rome guidebook, da utilizzare nella dolce attesa e nella dolce vita di Roma pre-sfilata.

 

ORE : 20.50 circa. Teatro 5, Il regno di Federico Fellini, con il suo primato come teatro di posa più grande d’Europa e i suoi quasi 300mq, oggi, ha ospitato l’evento di Karl a Cinecittà.

Eccola la prima modella, stra-immortalata dal front row e oltre. Harper’s Bazaar Russia è stato il primo a postare il famoso FIRST LOOK indossato dalla modella Lara Stone .Ospiti intenti a postare la foto del primo look della sfilata Métiers d’art 2015/16 di Chanel sui loro social preoccupandosi forse più delle luci che di quel che indossa la modella (ci penseranno dopo…). Dopo una lunga,lunghissima attesa tra proiezioni dell’ultimo short movie “once and forever” prodotto da Karl , arrivo di vips e dintorni , influencer , giornaliste delle più grandi testate del mondo, fotografi e altri non identificati,ha inizio il “film-sfilata” di Karl Lagerfeld. Un set costruito a doc per portare un pezzo di Parigi a Roma. #ParidinRome l’hashtag è più che azzeccato,no? Modelle che escono direttamente dalla metro, un pianista che suona dal vivo e gli uccellini sotto fondo, in un angolo di una Parigi un po’ grigia.Ecco alcune immagini prese da vari account di Instagram con i look di Chanel.

CHANEL A ROMA #ParisinRome fashion show 


Nayla C

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La vita dopo facebook&Co

(ph from Pinterest)

La vita D.F.

OVVERO : La vita dopo facebook&Co

Vi ricordate quando c’erano quelle fantastiche (ma neanche troppo) abbreviazioni dei cellulari per scrivere messaggi SMS ai vostri amici che sembravano più formule matematiche che messaggi? Quando ancora non si chiamavano “followers”, quando i touch screen (o schermo tattile per essere meno English mood) era roba da fantascienza, quando ancora la parola Whatsapp molto probabilmente sarebbe suonata come “Ciao amico cosa succede?”. Quei tempi in cui ci preoccupavamo di scrivere i bigliettini “segreti” da passare sottobanco ai nostri compagni di classe durante la pallosa-odiosa lezione di fisica (e tante altre lezioni ) che ancora oggi mi chiedo che diavole me ne farò di quelle formule? Le devo usare per creare nuove miscele fai da te per la lavatrice sfidando i super poteri di Vanish & Co, mah, non ho mica capito eh?! Quando ancora non ci preoccupavamo di aggiornare lo stato di facebook e “scrollare” la bacheca di instagram per vedere cosa è successo durante le nostre ore di letargo, tempi in cui la nostra pazienza non sarebbe stata facilmente minacciata da due virgolette del cavolo nella speranza che diventassero blu ( whatsapp #appunto!) e, tenetevi forte, quando non ci si doveva preoccupare di scaricare l’app che sta scalando le classifiche tra le più scaricate del momento: periscope. Quei tempi da categorizzare come:

“scrivo in italiano modernizzato e tecnologico, quasi dislessico e scorretto” che ora si tramuterebbe in “ scrivevi in italiano vintage e ora sei fuori moda, aggiornati!”

Da quei tempi ad oggi un po’ di cose sono cambiate. A dirla tutta, un BEL PO’.
L’altro giorno mi stavo aggiornando sulla vita facebookiana tanto per fare l’alternativa no!?e tra status , foto , video ,e pagine sponsorizzate mi sono imbattuta nella pagina di Fendi (anch’essa sponsorizzata chiaro!) e lessi :

“ digital boutique”

E qui l’ironica vocina interiore mi ha fatto pensare , cheveparevabruttochiamarla e-commerce o e-shop? Ormai non parlano d’altro. Anche Google sta lavorando sulla questione e-commerce grazie al primo fashion trend report negli Usa. Sta analizzando ciò che fa tendenza (i trend per dirla alla fashion blogger) ciò che potrebbe essere maggiormente vendibile su internet i più appetibili insomma. Big G, come piace chiamarlo a me neanche fosse mio fratello, sta lavorando con importanti aziende di moda come appunto Calvin Klein, per aiutarlo (poverino!), a capire i prodotti maggiormente ricercati. Per la serie : ti dico io cosa vendere su internet. Il suo obbiettivo? Diventare un player importante nel settore dell’e-commerce e della moda ovviamente perchè forse come motore di ricerca e come piattaforma di advertising non basta più…?

Anche Net a Porter si mobilita su questo trend , dal 13 Maggio infatti ,è scaricabile da Itunes The Net Set, un portale a metà tra socialnetwork e e-shopping. I followers non saranno più gli stessi, o meglio, non saranno più chiamati così ma “admirer”. Gli ammiratori.

E come direbbe Pucci (non lo stilista Emilio Pucci) ma quello di Zelig
E’ cambiato tutto!

CONCLUSIONE :
Se ci metteremo in massa a cercare su google ,o chi per esso, “ciabatte da nonna Pina” non meravigliatevi del fatto che la stagione successiva saranno allegramente indossate dalle modelle durante le fashion week. Successivamente nei negozi (e-commerce , e-shop, digital boutique e compagnia bella) per finire poi nel nostro armadio! Io vi ho avvisate eh!