MODA RICICLATA: È TEMPO DI ROTTAMARE

Ogni sei mesi ci ritroviamo a sfogliare magazine patinati, a consultare siti web e fashion blog alla disperata ricerca dei trend di stagione. Novità? Non sempre, o meglio quasi mai. Le collezioni sono viste e riviste, le idee dei designer sono spesso da rottamare e il risultato è una moda riciclata.

Passano gli anni, cambia il mondo e apparentemente cambiano anche i costumi. Apparentemente, per l’appunto. Avevo 12 anni quando indossai i miei primi jeans a zampa e 14 quando decisi di archiviarli per sempre. Erano in quando mia madre aveva 20 anni e oggi, nel 2017, ce li ritroviamo di nuovo nell’armadio…direi che ci sono tutti gli estremi di una denuncia per stalking. La moda riciclata è l’unico trend che è sempre in voga.

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FASHION WEEK : SE LA MODA ABBRACCIA LA FOLLIA

New York, Londra, Milano, Parigi. Il giro del mondo in 80 giorni, anzi – visto che parliamo di fashion week – in 80 paia di scarpe. Troppo poche! Chilometri di passerelle da fare invidia a uno sherpa dell’Himalaya, abiti di ogni tipo, look, tendenze ma soprattutto personaggi.

Ogni anno il mondo della moda riserva tante sorprese: tornano in voga vecchi trend, si inventano nuovi tessuti e capi di design. Quello che invece non cambia mai, è il parterre di ‘soggetti-satellite’ che gravitano intorno alla fashion week. Sì, perché in aggiunta a patinate modelle e VIP blasonati, c’è un intero sottobosco umano che vive la settimana della moda con la stessa intensità di una crociata.

A guardarsi intorno, spesso c’è da divertirsi! Uomini e donne invasati a modo loro, affollano le strade, gli eventi e le sfilate: per loro la moda è religione. Forse. A volte è soltanto voglia di esserci. Ecco dunque una breve panoramica dei personaggi da fashion week…e voi in che categoria rientrate?

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HASHTAG: PIOGGIA DI # E ALTRE PERTURBAZIONI

Prima Twitter, poi Instagram e dopo ancora Facebook: ed è subito hashtag. Nati con il fine di poter raggruppare i post relativi a un determinato argomento e facilitare così le interazioni sui social, sono diventati un trend dal quale forse, ci si è lasciati prendere un po’ la mano.

Fabri Fibra e i Thegiornalisti cantano “Gli adulti che si fanno selfie in crisi, non trovano parole neanche per gli hashtag ” e, mi sento di aggiungere, MENO MALE. Perché di cancelletti messi a sproposito se ne vedono fin troppi.

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BIOLINE JATÒ: UNA GIORNATA DI BELLEZZA E BENESSERE

Metti una giornata a Trento accompagnata da una fresca aria di montagna, un buon pranzo di fronte al Duomo della città e una completa immersione nel benessere. Il risultato? Una giornata con Bioline JaTò!

Chi l’ha detto che la bellezza è pura essenza di vanità? Sarebbe riduttivo vederne solo l’aspetto edonistico in quanto l’anima vera della bellezza è strettamente legata alla cura del proprio corpo. Potremmo definirla un percorso verso il sentirsi bene, ed è proprio su questo concetto che si fonda la filosofia di Bioline JaTò.

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AUTUNNO E MALINCONIA: RACCONTI DI FINE ESTATE TRA RICORDI E QUOTIDIANITÀ

Estate, un piacevole ricordo che sbiadisce a poco a poco tra i caldi colori dell’ autunno. Le giornate si accorciano, le temperature si abbassano ed è facile farsi prendere dalla malinconia.

Mare, spiaggia, viaggi, amori estivi, tramonti con gli amici…tutto sembra incredibilmente lontano e riprendere la vita ordinaria appare difficile se non impossibile. Depressione? Tecnicamente la chiamano Holiday Blues o Sindrome da rientro, all’italiana. E se durante l’ autunno questa patologia compare generalmente in modo lieve e transitorio, in alcuni casi può degenerare.

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DALLA PUBBLICITÀ DEL BUONDÌ AL POTERE DELLA PUBBLICITÀ

Mentre il mondo si preoccupa per gli attacchi nucleari della Corea del Nord, in America gli uragani devastano intere regioni e Ryanair cambia all’improvviso le regole per trasportare il bagaglio a mano, noi in Italia ci indigniamo per la pubblicità del Buondì. Uno spot politicamente scorretto? Sicuramente efficace.

Qual è il potere della pubblicità? Persuasione, coinvolgimento, dibattito. E non importa se quanto viene rappresentato in uno spot è spesso poco veritiero o lontano dalla realtà, ciò che conta è l’impatto sul consumatore. È il caso di dire che con la pubblicità del Buondì, la Motta ha proprio fatto centro. Ops, forse sarebbe stato più opportuno trovare delle altre parole visto che a scatenare la grande polemica degli ultimi giorni è stato proprio l’enorme asteroide che colpisce la mamma miscredente. La sua colpa? Aver negato l’esistenza di una colazione leggera e golosa. Stessa sorte per il papà che, anche lui scettico, subisce la vendetta dal cielo. Insomma, la figlia – più che traumatizzata – pare essere rimasta digiuna.

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INSTAGRAM STORIES: FINESTRE DI FELICITÀ

Ventiquattro ore. Video, foto, boomerang: frammenti di vita estemporanei. Instagram Stories, funzione che il celebre social network ha copiato al meno fortunato Snapchat, non è altro che un modo per rispondere alla classica domanda Cosa stai facendo?

Perché limitarsi alle parole quando si può raccontare la propria vita attraverso le immagini? E soprattutto perché non dare, anche ai momenti più ordinari, un tocco di colore? Condividere foto e pensieri sui social sembrava un punto d’arrivo, ma Instagram Stories ha cambiato qualcosa. Ventiquattro ore la durata dei contenuti online, piccoli pezzi di vita privata regalati ai propri follower. Banalità? Mai! Se un amico ti telefonasse mentre prendi il sole in spiaggia, probabilmente ti limiteresti a dirgli che ti stai arrostendo sulla sabbia. Ma se posti una storia su Instagram Stories, è tutta un’altra musica. Anche le attività più noiose possono essere vendute come esilaranti momenti di divertimento. Aggiungi un filtro, un paio di hashtag, qualche adesivo fancy, una geolocalizzazione cool e il gioco e fatto.

A volte esistere sui social è più facile che sopravvivere nella giungla della realtà. E le Stories in fondo non sono altro che una finestra dalla quale, in pochi secondi, hai

la possibilità di mostrare all’esterno ciò che vuoi raccontare di te.

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MODA: PER TUTTI O DI TUTTI? QUANDO IL FASHION SI FA POP

La moda è per tutti. Vero o falso? Dipende. Farne una questione di tipo economico sarebbe scontato: siamo davvero sicuri che ciò che spesso rende il patinato mondo del fashion distante da quello di noi comuni mortali sia il prezzo di un abito o di un accessorio?

Non è tutta colpa dell’etichetta. Il fashion system ci ha abituati ad abiti fiabeschi e a prezzi proibitivi, inoltre il mondo dell’haute couture è solito rendersi inavvicinabile ponendo una barriera fatta di raso, seta, paillettes e una cospicua fila di zeri. Eppure la moda appare spesso distante dalla realtà anche quando le cifre non sono così esagerate, anzi perfino quando ci si muove nel cosiddetto mass market.

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MODA: IL LESSICO MADE IN FASHION RACCONTA LE PASSERELLE

Se vale il detto “Parla come mangia”, visti gli standard a cui il fashion system ci ha abituato, il mondo della moda dovrebbe tacere. Piccole porzioni per piccole parole, eppure l’universo glam fatto di copertine patinate e scintillanti alfabeti è sempre in prima linea quando c’è da sfornare qualche neologismo dal sapore internazionale.

Se dovessimo elencare ogni singola voce del dizionario della moda, la lista sarebbe infinita. Non solo termini universalmente riconosciuti, bensì anche tante parole nate per definire una nuova tendenza o per rendere accattivante qualcosa che prima non lo era nemmeno lontanamente. Il potere del lessico della moda è dare quel tocco in più, dare luce e voce a ciò che è spento. È un riflettore che decide chi e cosa rendere protagonista.

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INGLESE, INDIGESTIONI VERBALI PER ITALIANI COOL ‘N POSH

Italiani popolo anglofono? Yes, non solo per dovere ma per scelta. L’inglese spopola, a volte (il più delle volte!) a sproposito sulle bocche degli abitanti del Bel Paese specialmente in quei contesti business dove esprimersi con termini stranieri è un must assoluto.

Certa che si sia colta l’ironia, vi sfido a sostituire le tre parole in inglese che ho appena usato con dei sinonimi made in Italy: ‘sì’, ‘professionali’, ‘tendenza’. Perché, a fronte di una lingua ricca come la nostra, si tende a rimpiazzarla con un lessico dal gusto esotico? Perché fa cool. È figo, alla moda. E così, tra le scrivanie dei milanesi imbruttiti senti parlare di business plan, meeting e pause a base di coffee e sushino. La sera, basta qualche attimo per rifarsi il look, scegliere l’outfit e correre a fare un happy hour. Attenzione alle indigestioni di inglese. Bacon, eggs e fonemi anglosassoni possono diventare velenosi.

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