HASHTAG: PIOGGIA DI # E ALTRE PERTURBAZIONI

  • Italiano
  • English

Prima Twitter, poi Instagram e dopo ancora Facebook: ed è subito hashtag. Nati con il fine di poter raggruppare i post relativi a un determinato argomento e facilitare così le interazioni sui social, sono diventati un trend dal quale forse, ci si è lasciati prendere un po’ la mano.

Fabri Fibra e i Thegiornalisti cantano “Gli adulti che si fanno selfie in crisi, non trovano parole neanche per gli hashtag ” e, mi sento di aggiungere, MENO MALE. Perché di cancelletti messi a sproposito se ne vedono fin troppi.

Certi strumenti funzionano come l’alfabeto, devi saperli usare altrimenti è un disastro. Se la tentazione di scrivere qualcosa accanto a una tua fotografia o su un post pronto per la bacheca di Facebook diventa incontenibile, conta fino a dieci e solo dopo metti le dita sulla tastiera.

C’è chi dice no

La prima categoria di hashtag sulla quale mi soffermo è quella degli arrabbiati. Lo so, potrei utilizzare un termine più fine, ma non sarebbe lo stesso. In questa categoria rientrano infatti tutti i # seguiti da un numero indefinito di parole che dovrebbero suonare – almeno secondo la mente di chi li partorisce – come sfoghi verso le ingiustizie, nevrosi dovuti a beghe tra presunti amici e messaggi di vendetta o sfida diretti a ignari destinatari. Vista la totale inutilità di abbinare un hashtag a una vana lamentela, direi che #èoradismetterla.

Creativa-mente

Come avrebbe detto Beethoven, il # già lo usavo quando non era figo. E proprio come i musicisti creano le loro opere piazzando i diesis sullo spartito, il creativo dei social sforna hashtag come fossero pagnotte. Inopportuni, illeggibili e soprattutto ignorati dal resto del web. Sì, perché quando dopo il fatidico cancelletto si trovano poemi come #chepoiallafinenoncipuòfermarenessunoperchèsiamoimigliori, l’unica domanda che ti viene spontanea è: ma chi ca**o te l’ha chiesto? Ritengo improbabile che qualcun altro si avvarrà mai di tali hashtag. Non vanno bene nemmeno per controllare la vista!

A sproposito

Piovono hashtag, apri l’ombrello e riparati dal nonsense. Il maniaco del # non conosce limiti, e se finché c’è vita ci sono hashtag, rassegniamoci. Tonnellate di cancelletti dopo ogni post su Instagram, il più delle volte senza alcun nesso con il contenuto fotografico. Ricordiamoci che la coerenza è tutto, nella realtà così come sui social. E postare la foto del tuo lato B accompagnata da un #WorkHard potrebbe lasciare (troppo) spazio all’immaginazione. Del resto si sa che per raggiungere dei risultati, bisogna farsi il…!

You May Also Like

Rispondi